Giancarlo Colò
(Riva del Garda, 1778 - Trento, 1844)
L’OPERA CAMERISTICA
Corrado Ruzza, pianoforte
Pier Luigi Maestri, flauto
Lorenzo Corbolini, violoncello
Marta Sanson, pianoforte
Myriam Dal Don, violino
Luca Martini, viola
Sonata per pianoforte in sol maggiore, op. 1 (Cappi, 1806)
Fonte · Source: Wien, Gesellschaft der Musikfreunde
1 1. Allegro moderato [3’51]
2 2. Adagio non molto [1’44]
3 3. Rondò. Allegretto [3’06]
Sonata per pianoforte e flauto in sol maggiore, op. 2 (Cappi, 1806)
Fonte · Source: Wien, Gesellschaft der Musikfreunde
Parte del violoncello · Cello part: Ostiglia, Biblioteca Greggiati
4 1. Allegro moderato [4’51]
5 2. Andantino appassionato [4’29]
6 3. Rondò. Allegro [4’16]
7 Variazioni su un passaggio dell’aria “Wer hörte wohl jemals mich klagen”
dall’opera “Die Schweitzer Familie” per pianoforte, op. 5 (Maisch, 1810) [7’02]
Fonte · Source: Wien, Gesellschaft der Musikfreunde
8 Minuetto per pianoforte a quattro mani (Cappi, 1809) [2’44]
Fonte · Source: Wien, Gesellschaft der Musikfreunde
9 Variations sur la Marche de la Retraite Françoise in fa maggiore per
pianoforte, op. 4 (Cappi, 1806) [11’09]
Fonte · Source: Salzburg, Universitätsbibliothek Mozarteum
10 Pollonesa a Rondò in do maggiore per pianoforte [5’08]
(Manoscritto · Manuscript)
Fonte · Source: Bolzano, Archivio Provinciale, collezione Toggenburg
11 Sei variazioni per pianoforte in la maggiore (Stamperia chimica) [8’35]
Fonte · Source: Wien, Gesellschaft der Musikfreunde
Trio per pianoforte, violino e viola in mi bem. magg. op. 3 (Weigel, 1806?)
Fonte · Source: Wien, Gesellschaft der Musikfreunde
12 1. Allegro moderato [6’19]
13 2. Adagio non troppo, ma con espressione [5’04]
14 3. Rondò. Allegro non tanto ma con brio [4’22]
Durata totale · Total timing: 72’40
Le opere da camera di Giancarlo Colò
di Corrado Ruzza
La produzione cameristica di Giancarlo Colò si concentra nel breve periodo che va dal 1804 al 1810 e, fatta eccezione per due composizioni pianistiche, 6 Variations sur un thème de Molinara e Six variations en ut di cui non risultano copie superstiti, è qui presentata integralmente. L'esiguità numerica delle opere da camera non deve sorprendere in considerazione della poliedrica personalità musicale di Colò, il quale completava le sue doti di polistrumentista e didatta con l'attività di compositore, sia pur dettata più dall'esigenza di inserirsi a pieno titolo nell'ambiente musicale competitivo della Vienna dell'epoca che non da un'urgenza di ispirazione artistica. Non di meno, proprio a fronte di queste premesse, le composizioni sorprendono per la qualità, rivelando una mano sicura e una tecnica di alto profilo musicale che nulla ha da invidiare a compositori coevi più prolifici e oggi meno dimenticati. Il termine di confronto rimane il classicismo mitteleuropeo, nelle sue formule tradizionali ricevute dalle sapienti mani di Albrechtsberger, ma anche nel clima di rinnovamento romantico che in quegli anni si va progressivamente delineando, senza trascurare la propensione tutta viennese alla gemütlichkeit che trova nelle danze collettive il momento di consumo di musica facilmente fruibile. Queste composizioni si collocano quindi in allineamento con la più alta tradizione musicale europea e nel contempo colgono i fermenti delle correnti innovative dell'epoca. Gran parte delle opere da camera sono state composte probabilmente in un arco di tempo abbastanza ampio – ciò spiegherebbe la varietà di stili che emergono da queste musiche - e i buoni rapporti intervenuti con l’editore Cappi ne hanno reso possibile la pubblicazione in rapida successione, nell’arco dell’anno 1806.
Apre la collana di composizioni l’ambiziosa Sonata per pianoforte op. 1, dalla conduzione formale ancora incerta e sbrigativa, ma di chiaro stampo italiano, come dimostra ad esempio la rinuncia alla ricapitolazione del primo tema nella ripresa, corrispondente, a quanto pare, al modello in uso al di qua delle Alpi (si confronti ad esempio, tra gli altri, la Sonata Concertata di Paganini o il Gran Duo op. 85 di Giuliani), quasi a delineare una precisa identità artistica. Ben più compiuta sul piano formale e più aderente ai canoni tedeschi risulta la Sonata per pianoforte e flauto op. 2, sorprendente per la padronanza della tecnica flautistica essendo questa l'unica composizione di Colò pervenutaci per tale strumento. L'opera si caratterizza per una felice spontaneità comunicativa, con elementi di tipica cantabilità italiana nell'Andantino appassionato e, in ossequio alla migliore tradizione strumentale tedesca, un umorismo di matrice haydniana nel Rondò conclusivo (si noti ad esempio l'efficace uso di pause di sospensione). Che questa composizione abbia goduto il favore degli esecutori è dimostrato anche dal ritrovamento presso la Biblioteca Greggiati di Ostiglia di una parte aggiuntiva manoscritta di violoncello – segno di una ulteriore elaborazione risalente probabilmente agli anni seguenti il ritorno in Trentino del maestro – che testimonia l'attività musicale indipendente dall'editoria che si svolgeva nei ritrovi privati e che costituiva la vera continuazione, oggi in gran parte ancora da rivalutare e spesso tutt'altro che “minore”, della grande tradizione strumentale italiana del secolo XVIII. Un ulteriore ed impegnativo confronto con la forma più rappresentativa del classicismo viennese è dato dal Trio pour piano, violon et alto op. 3 che, significativamente, nell'organico rinuncia al tipico violoncello per l'amata viola, trattata con il violino non più come complemento obbligato del pianoforte (la Sonata op. 2 secondo il fontespizio è più propriamente una sonata per pianoforte con flauto), ma con il preciso obiettivo di una pari dignità concertante tra gli strumenti, sottolineata dalla dicitura “Sonata” presente nelle parti degli archi. Se l’elaborazione tematica richiesta dall’Allegro moderato iniziale non sembra ancora il terreno nel quale Colò si muove con maggiore disinvoltura, l'Adagio non troppo, ma con espressione offre un linguaggio di notevole maturità, con incursioni in ambiti espressivi che trascendono il carattere immediato e dilettevole delle composizioni fin qui elencate, toccando in particolare nella parte centrale un vertice artistico della sua produzione. Qui lo scarto enarmonico di terza (Mi bemolle maggiore – Si maggiore), tanto caro a Schubert, introduce un canone tra violino e viola dai toni già compiutamente romantici che valorizza la vocazione al controcanto della viola, avvolgente nella sua genuina espressività. Nel Rondò conclusivo l'equilibrio cameristico raggiunge il culmine nella distribuzione sapiente del materiale tematico. Tecniche imitative severe temperano la concessione a momenti di abbandono a richiami di danza in una felice sintesi che fa rimpiangere di non poter contare altri esempi di questo genere compositivo.

Luca Martini, Marta Sanson, Corrado Ruzza, Myriam Dal Don, Piero Maestri, Lorenzo Corbolini (Foto Agostino Bontempelli)
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CONSERVATORIO “F. A. BONPORTI” DI TRENTO E
RIVA DEL GARDA
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Immagine di copertina · Front cover:
Saverio Dalla Rosa, Ritratto di Isotta Spolverini dal
Verme coi figli Giovan Battista e Gian Girolamo
Orti, particolare, Verona, collezione privata
Stampa e duplicazione · Print and duplication:
Nord Sound Trento
Si ringraziano per la preziosa collaborazione e
disponibilità: Thanks to the following people:
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Pinotti, Michael Seberich, Alberto Spano, Elisa
Superbi, Ulrich Toggenburg, Gabriele Weber,
Anna Wooster Pasti